Alzheimer: livelli plasmatici di tau fosforilata associati anche ad altre malattie
Negli ultimi anni sono stati identificati dei biomarcatori e messi a punto degli esami del sangue per diagnosticare, anche molto precocemente, il morbo di Alzheimer. Secondo uno studio pubblicato di recente dalla rivista Nature Medicine, però, i marcatori usati in questi test potrebbero non essere così specifici per la malattia e quindi potrebbero portare a falsi positivi.
I due segni distintivi del morbo di Alzheimer sono i grovigli tau e le placche di beta amiloide, che possono essere testati nel liquido cerebrospinale o attraverso PET. “I biomarcatori basati sul sangue sono l’obiettivo nello screening e nella diagnosi del morbo di Alzheimer perché sono meno costosi e invasivi, ma dobbiamo comprendere il significato questi biomarcatori nella popolazione prima di usarli clinicamente”, osserva Michelle Mielke, Ph.D. professoressa di epidemiologia e prevenzione presso la Wake Forest University School of Medicine e ricercatrice principale dello studio.
Due marcatori del sangue, la tau fosforilata 181 e 217 (p-tau181 e p-tau217), sono promettenti biomarcatori specifici per il morbo di Alzheimer e potrebbero essere usati per lo screening o il rilevamento del morbo di Alzheimer nella popolazione generale. Tuttavia, anche altre patologie, come la malattia renale cronica o una storia di ictus, possono aumentare i livelli di queste proteine e quindi dare risultati falsi positivi. “Prima che questi biomarcatori a base di sangue entrino nell’uso clinico, è fondamentale stabilire intervalli di riferimento e comprendere le differenze di età, sesso e qualsiasi condizione di salute sottostante”.
Nello studio, i ricercatori hanno esaminato la presenza e i livelli di p-tau181 e p-tau217 in 1.329 partecipanti, di età compresa tra 30 e 98 anni, del Mayo Clinic Study of Aging, per valutare l’uso diagnostico di queste proteine come predittrici di livelli elevati di beta-amiloide cerebrale e grovigli di tau (valutato tramite PET). I ricercatori hanno scoperto che i livelli di p-tau181 e p-tau217 aumentano con l’età, e tale aumento è più importante tra le persone positive all’amiloide,. I risultati dello studio hanno confermato che i livelli plasmatici di p-tau181 e p-tau217 sono predittori di livelli di amiloide e tau cerebrali elevati, come misurato dall’imaging PET.
Gli autori hanno anche dimostrato che molteplici comorbidità come malattie renali croniche, storia di infarto del miocardio o ictus clinico erano associate a livelli plasmatici di p-tau più elevati. Secondo Mielke, questo aumento è probabilmente associata alle condizioni sottostanti e non al morbo di Alzheimer. “Sono necessarie ulteriori ricerche in studi più ampi, specialmente su popolazioni più diversificate”, commenta Mielke. “È importante che i pazienti e i fornitori comprendano che, sebbene questi marcatori del sangue siano molto promettenti, ci vorrà del tempo per implementarli in clinica. Abbiamo bisogno di più dati”.
Fonte: Mielke, M.M., Dage, J.L., Frank, R.D. et al. Performance of plasma phosphorylated tau 181 and 217 in the community. Nat Med (2022). https://doi.org/10.1038/s41591-022-01822-2
https://www.nature.com/articles/s41591-022-01822-2
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