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E’ stato messo a punto un nuovo metodo che, a partire dalla genetica, potrebbe aiutare a identificare le persone a maggior rischio di sviluppare Alzheimer prima della comparsa dei sintomi.
Il metodo è stato descritto su PLoS Genetics da un gruppo di scienziati coordinato da Manish Paranjpe, del Broad Insitute del Massachusetts Institute of Technology (MIT), negli Stati Uniti.
Paranjpe e colleghi hanno analizzato dati relativi a 7,1 milioni di comuni varianti del DNA su persone con o senza malattia di Alzheimer. I dati sono stati usati per sviluppare un modello che predice chi è a rischio sulla base delle varianti di DNA che la persona possiede. Il metodo è stato poi rifinito e validato su oltre 300mila persone.
L’analisi ha permesso di identificare 28 proteine di superficie che sarebbero collegate al rischio di Alzheimer, incluse alcune che non sono mai state studiate prima nella ricerca della malattia neurodegenerativa.
Il team ha evidenziato, però, che i risultati ottenuti potrebbero essere diversi in base all’etnia di provenienza delle popolazioni, sottolineando inoltre che l’eventuale profilazione genetica potrebbe generare inutili ansie.
Gli autori, tuttavia, hanno osservato che il metodo potrebbe dare un contributo a velocizzare la ricerca sull’Alzheimer.
Fonte: PLoS Genetics 2022
https://journals.plos.org/plosgenetics/article?id=10.1371/journal.pgen.1010294
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