Cancro colorettale oligometastatico: biopsie liquide per valutare l’efficacia della terapia

Uno studio della Washington University School of Medicine di St.Louis mostra che una biopsia liquida (del sangue o dell’urina) può aiutare nella valutazione dell’efficacia della terapia per il cancro del colon-retto. La ricerca è stata pubblicata dal Journal of Clinical Oncology Precision Oncology, una rivista dell’American Society of Clinical Oncology.


I ricercatori hanno reclutato 24 pazienti con carcinoma colorettale oligometastatico. Questi pazienti, in genere, vengono sottoposti a chemioterapia per ridurre le dimensioni dei tumori prima dell’intervento chirurgico che rimuove ciò che resta del tumore primario. Non è ancora chiaro, però, se sia meglio trattare il tumore oligometastatico come un cancro metastatico, quindi con più chemioterapia, o come un cancro localizzato con interventi chirurgici e radiazioni nei siti del tumore.


Gli scienziati hanno tentato di identificare la presenza di malattia molecolare residua valutando la presenza di Dna tumorale circolante nel sangue e nelle urine dei pazienti, per misurare la risposta alla chemioterapia precoce e quindi, eventualmente, valutare l’approccio terapeutico più adatto al singolo paziente.


“Se la biopsia liquida indica che un paziente ha risposto bene alla chemioterapia precoce, forse dovrebbe essergli offerta la possibilità di ulteriori interventi chirurgici”, commenta Aadel A. Chaudhuri, autore senior dello studio. “In caso contrario è probabile che il cancro sia troppo diffuso e non possa essere sradicato con la chirurgia, quindi il paziente dovrebbe ricevere più chemioterapia per controllare la malattia”.


La biopsia proposta dagli autori si basa sul rilevamento delle mutazioni del Dna nel sangue o nelle urine che vengono confrontate con le variazioni genetiche osservate nel tumore primario trattato, dopo che è stato rimosso chirurgicamente.


Lo studio ha mostrato che livelli più bassi di Dna tumorale circolante erano correlati a migliori risposte alla chemioterapia precoce. È stato inoltre dimostrato che la malattia residua rilevata nelle biopsie liquide era più predittiva dei risultati rispetto alla malattia residua riscontrata nei campioni chirurgici.


“I livelli di Dna tumorale circolante che siamo stati in grado di misurare nelle urine erano inferiori a quelli che abbiamo misurato nel sangue, ma abbiamo comunque dimostrato che è possibile misurare la malattia residua in un cancro non urinario in questo modo totalmente non invasivo”, precisa Chaudhuri.


Fonte: Journal of Clinical Oncology Precision Oncology

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