Coronavirus: preferire test rapidi di ultima generazione, circolare ministero

Via libera parziale a tamponi antigenici, tutti devono essere conteggiati da Regioni 

Per la diagnosi di Covid-19 “il test molecolare, eseguito su tampone oro-naso-faringeo con metodica di real-time Pcr (Reverse Transcription-Polymerase Chain Reaction) rimane il gold standard”. Solo i test antigenici rapidi di ultima generazione hanno dimostrato di avere “sensibilità e specificità quasi sovrapponibile” e “sulla base dei dati al momento disponibili, risultano essere una valida alternativa alla Rt-Pcr”. Lo sottolinea la nuova circolare del ministero della Salute ‘Aggiornamento della definizione di caso Covid-19 e strategie di testing’, che, partendo da questa premessa, dà parziale via libera all’utilizzo dei tamponi antigenici rapidi per la definizione di un caso di Covid-19, con l’indicazione di prestare particolare attenzione all’affidabilità. 

Gli esiti dei test “anche se effettuati da laboratori, farmacie, strutture e professionisti privati accreditati dalle Regioni, devono inoltre essere inseriti nel sistema informativo regionale di riferimento”, si raccomanda.

“I test diagnostici antigenici rapidi (Tdar), che rilevano la presenza di proteine virali (antigeni), sono disponibili in diverse tipologie: es. saggi immunocromatografici lateral flow (prima generazione), test a lettura immunofluorescente (con prestazioni migliori). I test di ultima generazione (immunofluorescenza con lettura in microfluidica) hanno una performance simile ai saggi di Rt-Pcr”, si legge.

“Nei casi in cui saggi antigenici rapidi di ultima generazione o test molecolare in Rt-Pcr non siano disponibili o i tempi di risposta siano eccessivi”, il ministero riprende la raccomandazione della Commissione europea del 18 novembre scorso, cioè “il ricorso a test antigenici rapidi che abbiano sensibilità maggiore o pari all’80% e specificità maggiore o pari al 97%”. 

Il ministero riporta inoltre il suggerimento dell’Ecdc, il Centro europeo per il controllo delle malattie, di “utilizzare, per le situazioni di bassa prevalenza, test con sensibilità pari o maggiore del 90% e specificità del 97%, più vicine all’affidabilità” dei tamponi molecolari. 

“Dal momento che alcuni test antigenici (soprattutto quelli che non usano l’immunofluorescenza a lettura microfluidica), ovvero quelli di prima e seconda generazione, possono avere una sensibilità sub-ottimale, si raccomanda, nel comunicare un risultato negativo, di fornire una adeguata informazione al soggetto, consigliando comportamenti prudenziali”, conclude la circolare a firma del direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza.

Fonte: Adnkronos Salute

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