Disturbo bipolare: citochina infiammatoria IL-6 implicata nella disfunzione di cellule cerebrali

La citochina infiammatoria IL-6 contribuisce al malfunzionamento degli astrociti nel disturbo bipolare. A osservare questo fenomeno è stato un gruppo di ricercatori guidato da Maria Marchetto, del Salk Institute for Biological Studies di La Jolla (USA), che ha pubblicato uno studio su Stem Cell Reports.


Dopo aver descritto un metodo per generare astrociti reattivi all’infiammazione da staminali pluripotenti indotte dall’uomo (iPSC), il team ha usato lo stesso protocollo per studiare i fenotipi correlati all’infiammazione degli astrociti derivati da iPSC generati da pazienti con disturbo bipolare e controlli sani.
I ricercatori hanno così evidenziato che, quando venivano esposti a citochine pro-infiammatorie, gli astrociti dei pazienti rivelavano un pattern trascrizionale unico, caratterizzato da una maggiore espressione del gene IL-6 rispetto agli astrociti di controllo.


“Diverse evidenze ipotizzano un legame tra pathway infiammatorio e disturbo bipolare e i pazienti con questo disturbo mostrano una maggiore prevalenza di malattie concomitanti con una componente infiammatoria, come patologie cardiovascolari, diabete mellito e sindrome metabolica immuno-correlata”, spiega Maria Marchetto.


“Le meta-analisi di diversi studi sull’uomo hanno riportato concentrazioni più elevate di citochine pro-infiammatorie circolanti come l’IL-6 e TNF-alfa nei pazienti con disturbo bipolare”, continua l’esperta, secondo la quale i risultati dello studio “suggeriscono che gli astrociti dei pazienti con disturbo bipolare sono funzionalmente meno favorevoli all’eccitabilità neuronale, un effetto parzialmente mediato da IL-6”.


Secondo Sue O’Shea, dell’Università del Michigan di Ann Arbor, “questa è una ricerca importante che suggerisce nuovi approcci alla comprensione, quindi al trattamento, del disturbo bipolare e altri disturbi neuropsichiatrici. Rappresenta un nuovo sistema per studiare la neuroinfiammazione e i suoi effetti acuti e potenzialmente a lungo termine”.


Fonte: Stem Cell Reports

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