Effetti epatici e cardiovascolari avversi in pazienti con NASH

Questo studio di coorte retrospettivo ha visto l’inclusione di 1.158 pazienti con indice di massa corporea mediano e steatoepatite fibrotica non alcolica senza cirrosi dimostrata da biopsia. All’interno del gruppo di studio, 650 individui erano stati sottoposti a chirurgia bariatrica e 508, invece, facevano parte del gruppo di controllo non chirurgico.


Partendo quindi dal fatto che la chirurgia bariatrica è stata significativamente associata a un minor rischio di esiti avversi al fegato e di natura cardiovascolare, i ricercatori hanno voluto individuare una possibile associazione tra chirurgia bariatrica ed esiti avversi maggiori al fegato o eventi cardiovascolari avversi maggiori (MACE) in pazienti con steatoepatite non alcolica e obesità nel follow-up a lungo termine.


Alla fine dello studio SPLENDOR (Surgical Procedures and Long-term Effectiveness in NASH Disease and Obesity Risk), 5 pazienti nel gruppo di chirurgia bariatrica e 40 pazienti nel gruppo di controllo non-chirurgico hanno manifestato esiti avversi epatici maggiori, mentre 39 pazienti nel gruppo di chirurgia bariatrica e 60 pazienti nel secondo gruppo hanno sperimentato MACE. Infatti, gli esiti primari valutati sono stati l’incidenza dei principali esiti avversi epatici (progressione a cirrosi clinica o istologica, sviluppo di carcinoma epatocellulare, trapianto di fegato o mortalità correlata al fegato) e MACE (un composito di eventi coronarici, eventi cerebrovascolari, insufficienza cardiaca o morte cardiovascolare).
L’incidenza cumulativa di MACE a 10 anni, perciò, è stata dell’8,5% nel gruppo di chirurgia bariatrica e del 15,7% nel gruppo non chirurgico.


Quindi, tra i pazienti con steatoepatite non alcolica e obesità, la chirurgia bariatrica, rispetto alla gestione non-chirurgica, è stata associata a un rischio significativamente inferiore di eventi avversi epatici maggiori e di eventi avversi cardiovascolari maggiori.


Fonte: JAMA

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