La depressione come comorbilità in pazienti con dolore influisce sul giudizio degli osservatori
Secondo uno studio pubblicato sul British Journal of Pain, il fatto che un paziente con dolore abbia una diagnosi di […]
I metodi per i test viscoelastici della coagulazione (VCT) si sono evoluti dall’avvento della tromboelastografia originale, inventata 60 anni fa, e la nuova generazione di dispositivi viene impiegata per guidare gli interventi emostatici al letto del paziente.
L’utilità dei VCT è stata dimostrata in diversi studi clinici, ma la performance diagnostica di questi test potrebbe variare fra i diversi dispositivi, i diversi algoritmi trasfusionali e le diverse popolazioni di pazienti.
E’ stata effettuata una revisione dei principi operativi e dei dati attualmente disponibili sui VCT in corso di evoluzione per il monitoraggio della coagulazione nell’assistenza della fase acuta.
I VCT point-of-care forniscono informazioni clinicamente utili su conta delle piastrine, polimerizzazione della fibrina e altre attività di fattori pro-coagulanti nel corso delle emorragie acute dovute a traumi o interventi chirurgici maggiori, nonché sulla terapia antitrombotica.
L’aggiunta di canali VCT fibrino-specifici ha attirato un’attenzione rinnovata sulla correzione precoce dei deficit di fibrinogeno mediante terapie con componenti arricchiti, nonché verso la stabilizzazione della fibrina con agenti anti-fibrinolitici.
I normali range di riferimento variano fra i diversi dispositivi, e dovrebbero essere stabiliti algoritmi diagnostici e terapeutici specifici per ciascun dispositivo e ciascuna indicazione.
Sussiste interesse nell’uso dei VCT nella gestione di situazioni coagulative complesse correlate all’emofilia con inibitori, ma non sono stati stabiliti protocolli standardizzati per questa applicazione.
Fonte: Expert Rev Hematol online 2020