Farmaci: 16mila terapie avanzate in sperimentazione, 60 in arrivo

Gli esperti, ‘cambiare prospettiva considerando nuove tecnologie investimento non spesa’


Il 2030 sarà un anno determinate per la medicina che curerà i nostri figli e nipoti. Entro il prossimo decennio infatti oltre 350mila persone malate, con un incremento di 50mila ogni anno, saranno curate con alcune delle 16mila terapie avanzate attualmente in sperimentazione, di cui 60 arriveranno proprio entro la fine di questo decennio. Un progresso per il quale sono già impegnate oltre 450 aziende nel mondo attive nello sviluppo di terapie geniche, appartenenti alla più ampia categoria delle terapie avanzate su cui le aziende al lavoro sono 900. Serve però rendere sostenibili i costi per i servizi sanitari europei, riqualificando le spese correnti a spese di investimento. Sono i temi oggi al centro del convegno digitale ‘Terapie avanzate: come arrivare ad un cambio di paradigma sostenibile’, organizzato da FortuneItalia con l’Intergruppo parlamentare Scienza e Salute, CittadinanzAttiva e l’associazione #Vita (Valore e innovazione delle terapie avanzate) composta da aziende impegnate nella ricerca in questo settore, seguito da una tavola rotonda con le istituzioni.


Queste nuove tecnologie nascono dall’idea di usare i geni, alla base del funzionamento delle cellule, come se fossero minuscoli pezzi di ricambio capaci di sostituire le parti difettose. Una rivoluzione che deve essere anche economicamente sostenibile. “La soluzione è in un cambiamento di prospettiva che porti a considerare questa spesa come un investimento e non come un costo – spiega Americo Cicchetti, professore ordinario di Organizzazione aziendale all’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore Altems (Alta Scuola di economia e management dei sistemi sanitari) – Le terapie avanzate, infatti, offrono benefici non solo nel breve, ma soprattutto nel lungo periodo”.


E, continua Cicchetti, “non solo per la salute e il benessere delle persone, ma anche in termini di risparmi diretti e indiretti: nel caso di terapie curative, si assiste a un miglioramento radicale della storia naturale della malattia con la completa eliminazione di terapie e cure che spesso si prolungherebbero per l’intera esistenza della persona. All’impatto sulla salute si aggiunge un altrettanto importante impatto sulla qualità della vita e sulla produttività sul lavoro. Quest’ultimo impatto riguarda anche caregivers che avranno la possibilità di lavorare a tempo pieno e, proprio come quelli che un tempo erano pazienti, potranno ricominciare a produrre reddito, con vantaggi a cascata per il gettito fiscale e il sistema pensionistico”.


“Bisognerebbe contabilizzare una spesa di questo tipo come investimento, cosa che oggi non avviene in nessun Paese europeo”, fa notare Mauro Marè, professore ordinario di Scienza delle finanze alla Luiss Business School – Se fosse consentito, invece, si potrebbe ammortizzare il costo negli anni di queste terapie in funzione dei risparmi generati nel tempo. Un approccio totalmente innovativo, che avrebbe la caratteristica di una formula ‘win win’: vantaggiosa sia per il paziente, che beneficerebbe di cure altamente innovative ed efficaci, sia per il Servizio sanitario nazionale, che potrebbe ammortizzare negli anni il costo della terapia. Per raggiungere questi risultati serve coraggio”.


“Occorre rivedere e aggiornare profondamente – continua Marè – le convenzioni contabili attuali, considerando che parte delle spese sono necessarie per aumentare lo stock di capitale e il patrimonio economico di una nazione. E che per questo le spese per terapie avanzate possono essere considerate, almeno in parte, come spese di investimento. Del resto, con la revisione del Sistema europeo dei conti (Sec) del 2010, anche le spese militari sono state riqualificate da spese correnti a spese di investimento”.


Il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri evidenzia che “nell’anno della pandemia abbiamo capito l’importanza di adeguate risorse in sanità. Le terapie avanzate rappresentano un potenziale unico di cura su cui è importante investire, sia per il sistema salute sia per quello Paese. La sinergia a livello politico e tecnico, nazionale ed europeo, sarà cruciale per individuare modelli organizzativi e di finanziamento che garantiscano piena uniformità all’accesso di queste cure, nel rispetto dei principi di equità, universalità e sostenibilità”.


Le terapie avanzate rappresentano un vantaggio anche per i pazienti. “Anzitutto – sottolinea Antonio Gaudioso presidente di CittadinanzAttiva – vengono somministrate con un unico trattamento, a differenza dei farmaci e dei protocolli tradizionali usati per le altre patologie, che prevedono cure ripetute e regolari, con un evidente disallineamento temporale tra costi attuali, concentrati nel breve periodo, e benefici futuri, diffusi su un più lungo orizzonte temporale. Inoltre intervengono in modo diretto sulle cause della malattia che vogliono curare, non dunque soltanto con l’obiettivo di mitigarne i sintomi. E ciò offre nuove prospettive di guarigione ai pazienti affetti da patologie che, fino a oggi, erano prive di una soluzione terapeutica anche nella prospettiva della prevenzione”.


Lo sviluppo delle terapie avanzate, infine, è fondamentale per molte patologie: “Le malattie geniche vere e proprie, quelle oncologiche e quelle a lunga prognosi. Qualche esempio? Dall’emofilia A e B al Parkinson, dall’atrofia muscolare spinale alla distrofia muscolare di Duchenne, passando per la talassemia e le mutazioni associate alla distrofia retinica. Ma ce ne sono tante altre ancora”, afferma Angela Ianaro, presidente Intergruppo parlamentare Scienza e Salute. 


“Di fronte a tale rivoluzionaria tecnologia – conclude – le istituzioni, le associazioni dei pazienti e l’industria devono lavorare insieme per trovare soluzioni coraggiose e innovative che garantiscano un accesso universalistico all’innovazione, evitando che convenzioni contabili ed esigenze di razionamento si pongano come un ostacolo”.


Fonte: Adnkronos Salute

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