Dopo il Covid l’Oms Europa lancia la prima rete paneuropea per il controllo delle malattie
L’Oms Europa ha lanciato congiuntamente la Rete paneuropea per il controllo delle malattie (Ndc) con l’Agenzia per la […]
Soffrire di psoriasi o ricevere trattamenti per questa malattia non implica un maggior rischio di infezione da SARS-CoV-2 o di malattia COVID-19 più grave. Inoltre, la vaccinazione è fortemente raccomandata per i pazienti, oltre all’importanza di proseguire con le terapie, mentre la telemedicina si è rivelata uno strumento utile. Sono questi i principali aspetti sulla gestione della psoriasi emersi a più di due anni dallo scoppio della pandemia di coronavirus. A fare il punto su questi argomenti è stato un team italiano dell’Università di Ancona, guidato da Anna Campanati, che ha pubblicato una review sul Journal of Clinical Medicine.
Secondo gli esperti, nel campo dermatologico i clinici hanno trovato difficoltà rispetto alla gestione delle terapie di malattie cutanee croniche immuno-mediate, soprattutto la psoriasi. In questo ambito, i dubbi maggiori sono arrivati dalla comprensione dei ruolo dell’immunosoppressione o dell’immunomodulazione sull’evoluzione del COVID-19, il rapporto rischio/beneficio del sospendere o modificare le terapie in corso e l’appropriatezza di avviare nuovi trattamenti, oltre a come gestire i pazienti da remoto.
L’analisi è stata condotta su 82 studi per valutare l’impatto dell’infezione da SARS-CoV-2 sul decorso clinico della psoriasi e, viceversa, l’impatto della psoriasi sull’infezione da SARS-CoV-2. Quindi, i ricercatori hanno analizzato l’impatto dell’infezione sui trattamenti sistemici dei pazienti con psoriasi e della vaccinazione.
Fonte: J Clin Med (2022) – doi: 10.3390/jcm11092422
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/35566548/