I benefici dell’attività fisica sullo sviluppo cerebrale degli adolescenti

Mens sana in corpore sano. Il verso di Giovenale, ormai diventato un famosissimo detto latino, è più vero di quanto lo stesso autore romano potesse immaginare. Uno studio pubblicato di recente dalla rivista Cerebral Cortex mostra che un’attività fisica regolare ha degli effetti positivi sui circuiti cerebrali in via di sviluppo dei bambini. La ricerca è stata condotta dal Boston Children’s Hospital e si è basata sui dati di neuroimaging di quasi 6.000 giovani nella prima adolescenza.


“L’adolescenza è un periodo di cambiamenti profondi, ma non completamente compresi, nei circuiti neurali del cervello. L’organo è, in questa fase, vulnerabile a fattori di rischio come il pesare troppo o troppo poco, ma può essere protetto da fattori positivi come un’attività fisica regolare”, scrivono gli autori.


I ricercatori hanno riscontrato effetti positivi dell’attività fisica sui circuiti di più aree cerebrali. Questi circuiti svolgono un ruolo fondamentale nella funzione cognitiva e supportano l’attenzione, l’elaborazione sensoriale, la funzione motoria, la memoria, il processo decisionale e il controllo esecutivo. L’attività fisica regolare ha anche parzialmente compensato gli effetti dell’indice di massa corporea (BMI) non sano.


“Non importava in che tipo di attività fisica fossero coinvolti i bambini, importava solo che fossero attivi”, afferma Caterina Stamoulis, autrice principale dello studio e direttrice del Computational Neuroscience Laboratory presso il Boston Children’s. “Essere attivi più volte alla settimana per almeno 60 minuti ha avuto un effetto positivo diffuso sui circuiti cerebrali”.


I dati della risonanza magnetica funzionale sono stati acquisiti nello stato di riposo, quando i bambini non eseguivano alcun compito cognitivo esplicito. Ciò consente l’analisi del “connettoma”, l’architettura delle connessioni cerebrali che determina quanto efficientemente funzioni il cervello e quanto prontamente possa adattarsi ai cambiamenti nell’ambiente, indipendentemente da compiti specifici. Il team ha adeguato i dati per età, età gestazionale alla nascita, stato di pubertà, sesso, “razza” e reddito familiare. Le misure di attività fisica e coinvolgimento sportivo si basavano su sondaggi tra giovani e genitori.


L’analisi ha rilevato che l’attività fisica era associata a efficienza e robustezza del connettoma in diverse regioni del cervello. Queste stesse proprietà sono state influenzate negativamente da un BMI elevato. L’attività fisica ha avuto anche un effetto positivo sull’organizzazione locale del cervello. “Sulla base dei nostri risultati, riteniamo che l’attività fisica influisca direttamente sull’organizzazione del cervello, ma anche indirettamente riducendo il BMI, mitigando quindi i suoi effetti negativi”, conclude Stamoulis.


Fonte: Cerebral Cortex 2021

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