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Il linguaggio della solitudine
Sono numerosi gli studi che, nel corso degli ultimi decenni, hanno documentato tassi crescenti di solitudine. Una vera e propria epidemia che colpisce in particolare le persone più vulnerabili, come gli anziani, ed è stata aggravata, secondo gli esperti, dalla pandemia di Covid-19.
È però difficile valutare l’ampiezza e la profondità della solitudine sociale sopratutto perché gli strumenti a disposizione sono limitati, come le auto-valutazioni che, a causa dello stigma associato alla solitudine, possono essere distorte.
Per questa ragione un team di scienziati, diretti dai ricercatori della University of California San Diego School of Medicine, ha deciso di valutare la solitudine dei soggetti anziani usando tecnologie di intelligenza artificiale per analizzare i modelli di elaborazione di linguaggio naturale (NLP). I risultati dello studio sono stati pubblicati dalla rivista American Journal of Geriatric Psychiatry.
L’elaborazione del linguaggio naturale è un processo di trattamento automatico delle informazioni scritte o parlate da parte di un computer. I ricercatori hanno usato la NLP per una “valutazione quantitativa imparziale delle emozioni e dei sentimenti espressi, insieme ai consueti strumenti di misurazione della solitudine”, ha spiegato Ellen Lee, autrice senior.
Per lo studio, i ricercatori hanno reclutato 80 persone di età compresa tra 66 e 94 anni, con un’età media di 83 anni. I partecipanti hanno prima risposto alle domande del questionario UCLA Loneliness Scale, poi sono stati intervistati da personale addestrato in conversazioni più “libere” che sono state analizzate utilizzando il software di comprensione della NLP e altri strumenti di apprendimento automatico.
Gli scienziati sono stati in grado, in questo modo, di individuare nella conversazione degli aspetti che caratterizzano la solitudine. Gli individui più soli, per esempio, davano risposte più lunghe e manifestavano più tristezza quando venivano interrogati sulla solitudine. Le donne ammettevano con più facilità di sentirsi sole.
Questi primi risultati suggeriscono che possa esistere una sorta di “linguaggio della solitudine” rilevabile attraverso NLP, che potrebbe essere usato come strumento per identificare la solitudine nelle persone, in particolare gli anziani, al fine di migliorare questa condizione.
Fonte: American Journal of Geriatric Psychiatry
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