Il modello per il trattamento dell’epatite C nelle persone senza fissa dimora

La prevalenza del virus dell’epatite C (HCV) è elevata tra le persone senza fissa dimora, ma persistono ancora oggi ostacoli all’aumento dei test e del trattamento dell’HCV. I ricercatori hanno quindi voluto mirare a implementare i test e la formazione sull’HCV in loco e valutare l’efficacia del di un modello che non presenta particolari barriere alla terapia dell’HCV tra gli individui che accedono ai rifugi per senzatetto.


Il test rapido per l’HCV è stato eseguito in quattro grandi rifugi individuati negli Stati Uniti e sono poi stati rilevati lo stato sociodemografico, il rischio di HCV, le barriere al test e l’interesse alla terapia. I partecipanti hanno perciò ricevuto informazioni sull’HCV e quelli che sono risultati positivi al test sono stati sottoposti a un’educazione formale sull’HCV e a una terapia in loco. La modellazione multivariabile ha valutato i predittori del ricevimento della terapia contro l’epatite C e della risposta virologica sostenuta (SVR).


Il campione d’analisi era composto da 766 soggetti, età media 53 anni, oltre la metà erano maschi di differenti etnie e il 57,7% aveva un’istruzione scolastica superiore o inferiore. Tra questi, 162 sono risultati positivi agli anticorpi HCV, 107 avevano un HCV RNA rilevabile (82,1% con uso attivo di droghe, 53,8% storia di malattia psichiatrica), 66 hanno ricevuto una terapia HCV e l’81,8% ha ottenuto la SVR. Dall’analisi multivariata è emerso che l’ubicazione del rifugio e l’avere a disposizione un fornitore di assistenza sanitaria erano fattori significativamente associati ad un più alto tasso di accesso alla terapia, mentre nell’analisi intention to treat l’unico predittore di SVR (aggiustato per età, sesso e razza) era l’aderenza ai farmaci HCV.


È quindi risultato evidente come sia stata una strategia di successo quella di sfruttare le infrastrutture esistenti dei rifugi per senzatetto per migliorare il test dell’HCV e l’adesione al trattamento. Nonostante gli alti tassi di uso attivo di sostanze, malattie psichiatriche e aderenza subottimale, oltre l’80% ha ottenuto la cura dell’HCV. Questo dimostra l’importanza critica dei modelli integrati negli sforzi di eliminazione dell’HCV nelle persone senza fissa dimora, modelli che possono essere applicati ad altre strutture di accoglienza.


Fonte: Hepatology Communications

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