In neonati con atresia esofagea è possibile capire chi è a maggiore rischio di sviluppare reflusso

Uno studio pubblicato su Pediatrics International riferisce che un parto precoce e un basso peso corporeo sono fattori di rischio per il reflusso gastroesofageo, e quindi per la fundoplicatio, in neonati con atresia esofagea. Il lavoro ha anche ulteriormente dimostrato che anche la diagnosi prenatale e il polidramnios sono fattori contribuenti significativi per la fundoplicatio.


“Una delle complicanze più frequenti dopo la riparazione dell’atresia esofagea è la malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE). Sebbene sia noto che la MRGE associata all’atresia esofagea richieda spesso un intervento chirurgico anti-reflusso, i fattori predittivi rimangono poco chiari” spiega Kosuke Kambe, della Kyoto Prefectural University of Medicine, in Giappone, primo nome dello studio.


I ricercatori, per meglio capire la situazione, hanno analizzato i dati di 65 bambini con atresia esofagea trattati nella loro struttura dal 1995 al 2018, di cui 45 con atresia esofagea di tipo C seguiti per oltre un anno. I pazienti sono stati divisi in gruppi in base al fatto di essere stati gestiti con la fundoplicatio o meno, e sono stati messi a confronto in termini di caratteristiche cliniche.


I gruppi fundoplicatio e non fundoplicatio includevano rispettivamente 13 e 32 casi. L’analisi univariata ha mostrato che l’età gestazionale, il peso corporeo, la diagnosi prenatale, il polidramnios, l’intervento chirurgico da ripetere e la lunghezza del gap per l’esofago differivano significativamente tra questi gruppi.


Gli esperti sottolineano che, poiché la presenza di una diagnosi prenatale e di polidramnios può indurre un parto prematuro, i casi di polidramnios con sospetta atresia esofagea dovrebbero essere gestiti in modo da prevenire il parto precoce. Indicano inoltre che saranno necessarie maggiori approfondimenti sul decorso postnatale dopo l’intervento chirurgico.


Fonte: Pediatr Int. 2021

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