Insufficienza cardiaca: le chiavi del successo del telemonitoraggio

La possibilità che il telemonitoraggio non invasivo aiuti a mantenere i soggetti con insufficienza cardiaca in vita e lontani dagli ospedali potrebbe dipendente più dai pazienti stessi che dai particolari del telemonitoraggio e dal programma complessivo di gestione della malattia.

Ad esempio ai fini del successo sono di particolare importanza la gravità dei sintomi del paziente ed il suo livello di coinvolgimento nel programma di telemonitoraggio, come affermato da Atul Pathak del Princess Grace Hospital di Monaco, autore di uno studio condotto su 600 pazienti che ha illustrato un quadro di risposta eterogenea ai trattamenti, con potenziali benefici per alcuni sottogruppi di pazienti.

I dati implicano fortemente che le soluzioni di telemonitoraggio per l’insufficienza cardiaca non dovrebbero essere univoche, ed è necessario individualizzare ed adattare queste soluzioni per le singole tipologie di pazienti con insufficienza cardiaca allo scopo di ottenere il successo nella gestione della malattia.

Il telemonitoraggio non invasivo ricoprirà probabilmente un ruolo sempre più importante nella gestione dei pazienti nell’era pandemica, ma sussistono notevoli difficoltà nell’individuare i processi migliori e più efficaci all’interno dei più disparati sistemi sanitari.

In base al presente studio è importante selezionare i pazienti giusti, ma lo è anche convincerli ad effettuare il telemonitoraggio, magari anche a lungo termine, implementando lo stesso processo di telemonitoraggio in quest’ottica.

Lo studio, d’altro canto, non risponde necessariamente a tutte le domande riguardo l’applicabilità di uno specifico processo in regioni con sistemi sanitari che variano in termini di finanziamenti, processo assistenziali per l’insufficienza cardiaca e ruolo del personale infermieristico e di sostegno, ma afferma che, qualsiasi siano gli strumenti a disposizione, ciò che importa realmente è il tipo di paziente a cui questa terapia dovrebbe essere offerta. 

Fonte: HFA Discoveries 2020 from the Heart Failure Association (HFA) of the European Society of Cardiology

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