Interventi “brevi” possono ridurre il numero di suicidi

Il suicidio è la decima causa di morte negli stati Uniti, la seconda se si considerano solo i giovani tra i 10 e i 34 anni. Negli ultimi due decenni i tassi di suicidio sono aumentati notevolmente. Una meta-analisi condotta da ricercatori americani ha mostrato che gli interventi di prevenzione del suicidio possano ridurre il numero dei tentativi di togliersi la vita. Lo studio è stato pubblicato dalla rivista JAMA Psychiatry.

La maggior parte delle persone che si tolgono la vita erano state in pronto soccorso o si erano sottoposte a cure specialiste nell’anno precedente al suicidio, molti addirittura nel mese (il 50%) o nella settimana (30%) prima della morte. 

Questo suggerisce che si possa intervenire “a breve termine” per prevenire il suicidio di questi soggetti. I ricercatori hanno analizzato 14 studi, per un totale di 4.270 pazienti, che valutavano appunto l’efficacia di interventi brevi nella prevenzione del suicidio

Hanno scoperto che l’azione più efficace fosse la pianificazione di strategie, elaborate da medico e paziente, per aiutare il soggetto ad agire sugli impulsi suicidi. Il paziente deve prima di tutto imparare ad identificare i segnali d’allarme che precedono una crisi suicidaria e poi elaborare delle strategie per distrarsi dai pensieri suicidi, rivolgersi a persone care o a specialisti della salute mentale.

Un altro intervento potenzialmente efficace che i medici potrebbero adottare con i pazienti che manifestano un rischio di comportamento suicidario dopo una visita al pronto soccorso o dopo un ricovero ospedaliero consiste nel restare in contatto con il soggetto, fornendogli supporto e ricordandogli gli appuntamenti con lo specialista di salute mentale.

È sicuramente importante aiutare le persone a rischio a fissare un appuntamento con uno specialista della salute mentale, anche perché molto spesso i pazienti con intenzioni suicide non aderiscono alle raccomandazioni terapeutiche.

Questi risultati dimostrano che “disponiamo di trattamenti basati sull’evidenza che possono aggiungersi al nostro armamentario per combattere l’epidemia di suicidio”, commentano gli autori di un editoriale che accompagna lo studio. E aggiungono: “lo studio fornisce informazioni preziose a medici, ricercatori e responsabili delle politiche sanitarie sul fatto che questi interventi funzionino” e quindi permette loro di decidere “se queste strategie debbano essere implementate per ridurre il carico sulla salute pubblica del comportamento suicida”.

Fonte: JAMA Psychiatry

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