La gastrectomia robotica non riduce le complicanze infettive intra-addominali

La gastrectomia robotica non riesce a ridurre le complicanze infettive intra-addominali rispetto alla gastrectomia laparoscopica standard. A questa conclusione è giunto uno studio clinico randomizzato condotto su 236 pazienti affetti da cancro dello stomaco in Giappone.

Tuttavia, questa procedura altamente tecnologica sembra ridurre leggermente l’incidenza complessiva delle complicanze postoperatorie: diminuisce infatti la necessità di somministrare farmaci antidolorifici durante il post-operatorio e consente un più rapido ritorno della peristalsi.



Lo studio

Per verificare se la gastrectomia robotica fosse effettivamente in grado di ridurre l’incidenza di complicanze infettive intra-addominali post-operatorie, come ad esempio fistole e ascessi pancreatici, Toshiyasu Ojima e colleghi della Wakayama Medical University hanno sottoposto in modo casuale 241 pazienti o alla procedura chirurgica assistita da robot oppure a un intervento operatorio laparoscopico standard.


L’endpoint primario delle complicanze infettive intra-addominali postoperatorie di grado II o superiore, secondo la classificazione Clavien-Dindo, è stato raggiunto nel 6% del gruppo ‘robotico’ rispetto all’8,4% del gruppo ‘non robotico’ (P=0,47) nell’analisi modificata intention-to-treat (mITT).


Nell’analisi per protocollo (PP), che ha escluso sei pazienti il cui intervento chirurgico in laparoscopia aveva richiesto la conversione in una gastrectomia a cielo aperto (laparotomica), oppure la conversione da approccio robotico a laparoscopico standard, le percentuali registrate erano rispettivamente del 6,2% e dell’8,5% (P=0,50).


I ricercatori riportano nell’articolo su JAMA Surgery che questi risultati sono rimasti sulla stessa linea quando le complicanze sono state classificate per gravità o tipologia.


Gli autori concludono che, “contrariamente alle aspettative, con la gastrectomia robotica non vi è stata alcuna riduzione delle complicanze infettive intra-addominali rispetto alla gastrectomia laparoscopica”.


Il gruppo robotico è andato però un po’ meglio rispetto all’incidenza complessiva di complicanze postoperatorie di grado II o superiore, un endpoint secondario: (mITT: 8,5% contro 19,3%; PP: 8,8% contro 19,7%; P=0,02). Un risultato conseguito anche per le complicanze clinicamente gravi di grado III a o superiore nell’analisi PP (PP: 5,3% vs 16,2%; P=0,01).


Il tempo medio di durata della flatulenza è stato di due giorni in entrambi i gruppi. I pazienti del braccio ‘robotico’ hanno ricevuto in media una dose di analgesico rispetto alle due somministrate all’altro gruppo (P=0,001).


Non ci sono state differenze di tempo per quanto riguarda la ripresa della deambulazione o la durata del ricovero.


“I risultati degli endpoint secondari hanno mostrato buoni risultati chirurgici a breve termine in entrambi i gruppi”, scrivono Ojima e i suoi colleghi.


Non ci sono state differenze significative relativamente alla perdita di sangue intraoperatoria, ma la procedura robotica ha richiesto quasi un’ora in più ed è stata associata a un numero significativamente maggiore di resezioni combinate (14,5% contro 5,9%).


“Gli alti tassi di resezione combinata della milza nel gruppo gastrectomia robotica (6,0% contro 0,8%) possono essere associati al prolungamento del tempo necessario al completamento dell’intervento chirurgico”, affermano i ricercatori.


Secondo gli autori dello studio “la chirurgia robotica presenta vantaggi ergonomici rispetto alla laparoscopia convenzionale, tra questi minore fatica, riduzione del tremore, ridimensionamento dei movimenti e visione tridimensionale.”


L’età media dei pazienti era di 71 anni e il 64% erano uomini. I due gruppi sono stati bilanciati per quanto riguarda il tipo di gastrectomia pianificata.


Fonte: JAMA Surgery

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