Le persone immunocompromesse con Hiv e il gene Apoe4 possono avere un rischio aggravato di Alzheimer

Le persone che convivono con l’Hiv e che hanno una storia di grave immunosoppressione e almeno una copia della variante del gene Apoe4 legata al morbo di Alzheimer potrebbero avere un aumento del rischio di demenza dopo i 65 anni, secondo alcuni ricercatori.


Gli esperti hanno usato la risonanza magnetica per esaminare il cervello, con un focus su due regioni: l’ippocampo, che è fondamentale per la memoria ed è spesso colpito nella malattia di Alzheimer, e il nucleo caudato, che si trova in profondità nel centro del cervello ed è spesso colpito nelle persone con Hiv. Sulla base delle immagini Mri, hanno trovato che la connettività tra le due regioni è stata colpita da Apoe4 nelle persone con Hiv. Una storia di immunosoppressione grave ha poi ulteriormente esacerbato l’impatto di Apoe4.


Si sa che l’ippocampo gioca un ruolo critico nella memoria e il caudato è una regione chiave coinvolta nei disturbi neurocognitivi associati all’Hiv. Nello studio i ricercatori hanno voluto capire se la malattia dell’Hiv e l’Apoe4 possono influenzare concomitantemente o interattivamente queste aree della funzione cerebrale. La longevità pone ulteriori rischi emergenti legati ad altre malattie legate al cervello, tra cui l’Alzheimer.


Per cercare di capire meglio questo rischio, i ricercatori hanno reclutato 104 persone con Hiv utilizzando la risonanza magnetica funzionale a riposo. Gli esperti hanno trovato che in questa popolazione Apoe4 è associato con una ridotta connettività funzionale tra l’ippocampo e il caudato. Questa connettività funzionale ridotta è stata associata a sua volta a una memoria più povera. Soprattutto, una storia di immunosoppressione grave ha portato a un’ulteriore riduzione della connettività funzionale che ha contribuito a ridurre le prestazioni di memoria nei portatori di Apoe4. La maggior parte dei trattamenti in sviluppo per l’Alzheimer si concentrano sui percorsi di segnale relativi all’ippocampo e alle regioni associate, dove si formano i nuovi ricordi e dove si vedono i primi segni della malattia. Tuttavia, questo studio suggerisce che nelle persone con Hiv anche il caudato dovrebbe essere incluso in un piano di trattamento.


Secondo gli esperti, uno studio utile sarebbe quello di confrontare le persone sieropositive di età compresa tra i 18 e i 40 anni con quelle di età superiore ai 70 anni per indagare se e come l’età interagisce con l’Apoe4 e l’Hiv nell’influenzare la funzionalità del cervello.


Fonte: Aids

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