L’importanza di offrire un supporto psicologico agli atleti professionisti. L’editoriale di The Lancet Psychiatry

La malattia mentale è una realtà per molti atleti, ed essere in grado di riconoscerla e agire su di essa richiede forza e coraggio. Un nuovo editoriale The Lancet Psychiatry loda Osaka e Bile che hanno scelto di dare priorità al proprio benessere mentale, interrompendo l’attività sportiva.


Naomi Osaka è una delle migliori tenniste del mondo ed è stata quest’anno anche la prima tennista nella storia olimpica ad accendere la fiamma olimpica. Gli autori dell’editoriale non possono fare a meno di vedere in questo gesto un significato simbolico: proprio Osaka, di recente, ha portato alla luce le sfide di salute mentale con cui molti atleti come lei devono spesso fare i conti.

Lo scorso maggio ha lasciato l’Open di Francia a causa di una forte ansia. Le reazioni del pubblico, dei funzionari del torneo e della stampa, secondo gli autori, mostrano che il dolore mentale viene ancora percepito come qualcosa di “finto” o come una debolezza, contrariamente a quanto accade con gli infortuni fisici. Allo stesso modo, la ginnasta Simone Biles si è ritirata dalle Olimpiadi a causa dello stress.


Gli autori dell’editoriale supportano queste scelte, osservando come, oltre allo stigma della malattia mentale, il razzismo e il sessismo sono ancora molto presenti negli sport professionistici e il fatto che due donne abbiano deciso di occuparsi prima di tutto della propria salute mentale può offrire un esempio da seguire per gli altri atleti professionisti.


“Gli atleti professionisti condividono fattori di rischio che sappiamo essere fortemente associati alla malattia mentale: sperimentano forte stress, sia durante che dopo la competizione, fin dalla giovane età”, scrivono. Biles e Osaka sono sotto i riflettori ormai da anni e hanno solo 24 anni.


Secondo The Lancet Psychiatry, i professionisti che lavorano nel campo della salute mentale e le organizzazioni dovrebbero far in modo di garantire che la salute mentale degli atleti diventi prioritaria tanto quanto la loro salute fisica, tenendo conto dello stress che accompagna la competizione, le conferenze stampa obbligatorie e l’esposizione ai media. Non solo, bisognerebbe offrire assistenza psicologica anche agli atleti che possono averne bisogno dopo il ritiro dal mondo dello sport.


Fonte: The Lancet Psychiatry

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