Monociti nel sangue e cambiamenti immunitari nel disturbo del comportamento del sonno REM

Uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Aarhus rivela la natura del legame tra le sinucleinopatie e alcune cellule immunitarie nel sangue. Il lavoro è stato pubblicato dalla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences of the USA.


Le sinucleinopatie sono malattie neurodegenerative con risposte immunitarie sia centrali che periferiche. Non è ancora chiaro se i cambiamenti immunitari periferici si verifichino all’inizio della malattia e quale sia la loro relazione con gli eventi cerebrali. “Il disturbo del comportamento del sonno REM può precedere il parkinsonismo correlato alla sinucleinopatia e fornisce un fenotipo prodromico per studiare gli eventi precoci della malattia di Parkinson”, scrivono gli autori.


Nello studio prospettico gli scienziati hanno eseguito scansioni del cervello di 15 pazienti con disturbo del comportamento del sonno utilizzando la tomografia a emissione di positroni (PET).  La scansione ha rivelato che questi pazienti avevano un’infiammazione e una perdita di attività neuronale nel cervello. Sebbene non presentassero i sintomi del Parkinson, i loro neuroni erano già malati e le cellule immunitarie del cervello erano state attivate. Marina Romero-Ramos e i suoi colleghi dell’Università di Aarhus hanno analizzato i campioni di sangue di questi pazienti. Si è scoperto che l’infiammazione nel cervello e la conseguente perdita di cellule cerebrali erano direttamente correlate ai cambiamenti dei monociti del sangue. I pazienti con il disturbo avevano un livello maggiore di monociti e cellule natural killer. Inoltre, un aumento dell’espressione del recettore Toll-like 4 (TLR4) sui monociti del sangue era correlato a un aumento dell’infiammazione nel cervello e una diminuzione dell’attività neuronale.


“Abbiamo potuto vedere che il sistema immunitario del sangue cambia molto presto, anche prima che venga diagnosticato il Parkinson”, afferma Marina Romero-Ramos. “Questo è il primo studio che mostra che il sistema immunitario del corpo comunica continuamente con il cervello durante lo sviluppo della malattia di Parkinson e che i cambiamenti nel sistema immunitario del corpo influenzano la condizione dei neuroni nel cervello”.


Si apre, secondo la ricercatrice, “la possibilità di progettare un’immunoterapia che modula le cellule del sangue, che successivamente potrebbe fermare o ritardare i cambiamenti nel cervello”. Ci potrebbe essere anche l’opportunità di identificare biomarcatori nel sangue che possono dare indicazioni sulle condizioni cerebrali: “gli esami del sangue possono essere eseguiti più spesso e più economici di una scansione cerebrale”.


Fonte: Proceedings of the National Academy of Sciences 2021

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