Nel cervello dei pazienti con esperienze psicotiche

Le esperienze percettive anomale sono relativamente comuni nella popolazione generale. L’evidenza indica che la chiave per distinguere gli individui con esperienze psicotiche persistenti, che quindi hanno bisogno di cure, è la valutazione, da parte del soggetto delle proprie esperienze anomale.


In uno studio pubblicato dal rivista di Nature, npj Schizophrenia, i ricercatori hanno caratterizzato i circuiti neurali alla base della percezione (come minacciose o non minacciose) che le persone con o senza bisogno di cure hanno delle esperienze psicotiche.


Sono stati coinvolti 48 partecipanti, suddivisi in tre gruppi: i pazienti con disturbo dello spettro psicotico (gruppo clinico, n = 16), i soggetti con esperienze psicotiche che non avevano bisogno di cure (gruppo non clinico, n = 16) e partecipanti sani di controllo senza esperienze psicotiche (n = 16).


I partecipanti sono stati sottoposti a risonanza magnetica funzionale durante il completamento del compito di Telepate (Telepath task), un test progettato per indurre un’esperienza percettiva anomala. Il Telepath task imita l’interferenza del pensiero dando ai partecipanti l’impressione che un’app per smartphone gestita dallo sperimentatore abbia previsto correttamente un numero su cui si sono concentrati nella loro mente.
I soggetti del gruppo clinico hanno provato un maggiore disagio nel corso del test e hanno percepito ciò che accadeva come qualcosa di minaccioso, contrariamente ai partecipanti degli altri due gruppi.


Queste osservazioni erano poi associate a una ridotta attivazione del circonvoluzione frontale superiore e inferiore nel gruppo clinico rispetto ai gruppi non clinico e di controllo. L’attivazione del precuneo (una regione del lobulo parietale superiore) era ridotta nei partecipanti del gruppo clinico che percepivano maggiormente una minaccia.
Nei pazienti affetti da psicosi, precisano gli autori, “è stato dimostrato che una ridotta attivazione del precuneo accompagna una scarsa comprensione della malattia e dei sintomi ed è predittiva di una scarsa risposta alla terapia cognitivo comportamentale per la psicosi”.


Complessivamente, la ridotta attivazione del precuneo associata ad un aumento dei punteggi di valutazione della minaccia, combinata con una ridotta attivazione delle aree frontali nel gruppo clinico, può riflettere una combinazione di sfiducia, scarsa autoelaborazione e controllo esecutivo interrotto.


D’altra parte questi risultati indicano che la resilienza nel contesto di esperienze anomale potenzialmente minacciose nelle persone con esperienze psicotiche ma senza bisogno di cure può essere spiegata da un adeguato controllo esecutivo, valutazione dell’affidabilità (in altri) e auto-elaborazione, abilitata dal funzionamento intatto delle aree frontali e del precuneo.


Fonte: Schizophrenia

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