L’Oms lancia CoViNet: una rete globale per i coronavirus
L’Oms ha lanciato una nuova rete per i coronavirus, CoViNet, per facilitare e coordinare le competenze e le […]
Il danno renale acuto (AKI) è particolarmente comune nell’unità di terapia intensiva, dove è conseguentemente associato ad un aumento della mortalità. L’AKI è spesso definito utilizzando i criteri della creatinina e della diuresi; l’individuazione basata sulla creatinina è più affidabile, ma sicuramente meno utile, mentre la verifica basata sulla diuresi è rapida, ma meno affidabile.
L’obiettivo dei ricercatori è stato quindi quello di esaminare il criterio di produzione di urina e cercare di aumentarlo attraverso le singole caratteristiche fisiologiche per un migliore accordo con le definizioni di AKI basate sulla creatinina.
Gli obiettivi da raggiungere erano 3: (1) caratterizzare l’accordo di base della produzione di urina e le definizioni di creatinina di AKI; (2) affinare i criteri di produzione di urina per identificare le soglie che meglio concordano con la definizione basata sulla creatinina; (3) strutturare modelli di equazioni di stima generalizzate (GEE) e di effetti misti lineari generalizzati (GLME) con caratteristiche statiche e variabili per migliorare l’accuratezza di un marker per l’AKI, quasi in tempo reale.
È stato perciò eseguito uno studio osservazionale retrospettivo utilizzando i dati ottenuti da due database di terapia intensiva indipendenti, MIMIC-III e eICU, per pazienti critici che hanno sviluppato AKI in unità di terapia intensiva.
I risultati raccolti hanno mostrato come il parametro di produzione di urina convenzionale (6 ore, 0,5 ml/kg/h) abbia specificità e sensibilità di 0,49 e 0,54 per il database MIMIC-III; mentre specificità e sensibilità di 0,38 e 0,56 per eICU. Dopodiché, le soglie di produzione di urina di 12 ore e 0,6 ml/kg/h hanno evidenziato specificità e sensibilità di 0,58 e 0,48 per MIMIC-III e 0,49 e 0,48 per eICU (valore 0,6 ml/kg/h per la produzione di urina). Inoltre, il modello GEE della durata di quattro ore aumentato con caratteristiche statiche e variabili nel tempo può raggiungere una specificità e una sensibilità di 0,66 e 0,61 per MIMIC-III e specificità e sensibilità di 0,66 e 0,64 per eICU. Il modello GLME, invece, con caratteristiche statiche e variabili nel tempo, può raggiungere una specificità e una sensibilità di 0,71 e 0,55 per MIMIC-III, mentre per eICU misura 0,66 in specificità e 0,60 in sensibilità.
In conclusione, lo studio ha dimostrato come il modello GEE abbia prestazioni maggiori rispetto al modello GLME, ma il modello GLME riflette maggiormente le variabili come effetti fissi/casuali.
Pertanto, il significativo miglioramento delle prestazioni suggerisce la necessità di incorporare determinate caratteristiche allo scopo di prevenire, controllare l’insorgenza della malattia e operare in termini di finestra temporale piuttosto che a livello di singolo paziente.
Fonte: Nature
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