Rischio suicidio nei pazienti con LVAD

Una nuova ricerca ha dimostrato un incremento dell’incidenza dei tentativi di suicidio nei soggetti in cui è stato impiantato un LVAD (Left Ventricular Assist Device). Si tratta dello studio ASSIST-ICD, condotto su 659 pazienti da Vincent Galand della CHU di Rennes, secondo cui il 2% dei pazienti con LVAD dimessi dall’ospedale tenta il suicidio.

Si tratta di un tasso molto più elevato rispetto a quello del resto della popolazione, in cui esso ammonta all’incirca allo 0,03%. L’impianto di LVAD rappresenta una terapia alternativa per i pazienti con insufficienza cardiaca terminale e di solito, è un provvedimento preso in attesa di un trapianto cardiaco, ma di recente è anche impiegato come trattamento definitivo.

Esso può essere associato a diverse complicazioni, fra cui infezioni, trombosi e ictus, e inoltre anche alcuni disordini psichiatrici sono associati ai LVAD, come ansia e depressione, ma i dati sul rischio inerente di suicidio erano sinora limitati.

Nonostante il significativo miglioramento di sopravvivenza e qualità della vita, la vita con un LVAD è tutt’altro che ottimale.

I dati riguardanti gli aspetti psichiatrici e il rischio di suicidio di questa popolazione sono scarsi, soprattutto a causa della ristrettezza dei campioni e della monocentricità degli studi.

Secondo i ricercatori è essenziale l’introduzione della figura di un coordinatore LVAD per il monitoraggio a lungo termine del paziente. Questa figura dovrebbe offrire supporto quotidiano per i pazienti e rappresentare un punto di collegamento cruciale fra i pazienti, le famiglie e i team medici.

I ricercatori inoltre rimarcano il ruolo importante svolto dalla linea di trasmissione, dato che la maggior parte dei pazienti deceduti per suicidio lo ha fatto resecando la linea di trasmissione o disconnettendo la batteria.

Di conseguenza è possibile pensare ad una linea di connessione di materiali più resistenti, sperando nella disponibilità di dispositivi wireless, che eviterebbe complicazioni e porterebbe ad un maggior senso di indipendenza e ad un miglioramento della qualità della vita per il paziente.

Nel team multidisciplinare che assiste questi pazienti dovrebbe comunque essere inserito uno psichiatra, onde garantire che vengano effettuati esami psichiatrici di base rilevando e gestendo precocemente lo stress psicologico. 

Fonte: Circulation online 2020

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