Sindrome dell’intestino irritabile, i problemi psicologici possono peggiorare la prognosi
I soggetti con sindrome dell’intestino irritabile (IBS) spesso hanno come comorbilità problemi psicologici, che potrebbero influire sulla gravità dei sintomi.
La IBS è un comune disturbo gastrointestinale funzionale che affligge tra il 5% e il 10% della popolazione mondiale, osservano Alexander Ford e colleghi, della Leeds Gastroenterology Unit del St. James University Hospital, sull’American Journal of Gastroenterology.
La patofisiologia del disturbo rimane non pienamente compresa ma vi sono evidenze del coinvolgimento di una comunicazione disturbata tra l’intestino e il cervello, tanto che ora – segnalano i ricercatori – la IBS è considerata un disturbo dell’interazione intestino-cervello.
Lo studio
Ford e colleghi hanno esaminato le comorbilità psicologiche nei pazienti con IBS e il loro impatto sulla prognosi nell’arco di 12 mesi in 807 adulti che soddisfacevano i criteri di Roma IV per IBS al basale.
Di questi, 245 non presentavano comorbilità psicologiche, 177 (22%) ne avevano una, 139 (17%) due, 103 ne presentavano tre, 89 (11%) quattro e 54 (7%) manifestavano cinque comorbilità psicologiche.
La gravità dei sintomi di IBS al basale aumentava significativamente con il numero di comorbilità psicologiche: il 72% di quelli che avevano cinque comorbilità psicologiche segnalavano sintomi gravi rispetto al 29% dei soggetti senza alcuna comorbilità (P<0,001).
452 partecipanti (56%) sono stati seguiti per 12 mesi e quelli con più comorbilità psicologiche al basale avevano probabilità significativamente superiori di aver consultato un gastroenterologo. Si è rivolto al gastroenterologo il 33% dei soggetti con cinque comorbilità psicologiche rispetto al 21% di quelli senza alcuna comorbilità psicologica (P=0,001).
Gli adulti con più problemi psicologici avevano anche maggiore probabilità di provare ciclicamente più trattamenti, di segnalare sintomi di IBS più gravi e dolore addominale continuo e di riferire che i sintomi influivano sulle attività quotidiane almeno la metà delle volte.
La valutazione psicologica e l’accesso alla terapia per i pazienti con un forte burden psicologico potrebbe migliorare la prognosi dell’IBS, conclude il team dello studio: “A meno che la salute psicologica non venga valutata formalmente nella pratica clinica, questo sottogruppo di pazienti con IBS e un forte burden psicologico, la cui prognosi è peggiore, non verrà identificato e i loro problemi non saranno affrontati. Pertanto, riteniamo che questa debba essere parte della valutazione di routine dei pazienti con IBS”.
Fonte: American Journal of Gastroenterology
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