Trapianto di rene robotico: breve la curva d’apprendimento

I chirurghi devono portare a termine soltanto circa 40 di trapianti di rene robotizzati al fine di ottenere la riproducibilità in termini di performance ed esiti.

Il trapianto di rene robotizzato (RAKT) è sicuro e praticabile, con una curva di apprendimento di meno di 40 casi, come affermato da Andrea Gallioli dell’università autonoma di Barcellona, autore di uno studio condotto sui 5 centri europei di maggior volume della European Robotic Urologic Society (ERUS).

Allo scopo di ridurre le complicazioni che sono tipiche delle prime procedure su qualsiasi tipo di intervento, l’addestramento sul campo supervisionato è altamente raccomandato.

E’ stato dimostrato che il RAKT è praticabile quanto viene effettuato da chirurghi esperti sia nei trapianti di rene a cielo aperto che nella chirurgia robotica, ma rimane una procedura complessa.

Al momento essa non può essere considerata conveniente, ma i costi stanno diminuendo con l’incremento dell’impiego delle piattaforme robotiche. Per quanto le singole fasi dell’intervento siano familiari per chi è avvezzo ai trapianti, effettuarlo nelle tempistiche ristrette dettate dall’ischemia renale è difficoltoso, e richiede un team che abbia familiarità sia con l’apparecchiatura robotica che con l’intervento canonico nel caso in cui non sia possibile portare a termine la procedura roboticamente.

Una potenziale limitazione di questi interventi dunque consiste nel fatto che attualmente essi debbano essere praticati in centri a volumi elevati con team altamente addestrati, e non sia generalizzabile a tutti gli ambiti sanitari.

Sono ancora necessari studi randomizzati e sia retrospettivi che prospettici per confermare la sicurezza ed efficacia a lungo termine del trapianto di rene robotizzato rispetto all’intervento tradizionale a cielo aperto. 

Fonte: Eur Urol online 2020

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