Tumore stromale gastrointestinale: un nuovo approccio terapeutico

I ricercatori della University of California San Diego School of Medicine e del Moores Cancer Center hanno identificato dei bersagli terapeutici che potrebbero portare a nuove opzioni di trattamento per i pazienti con tumore stromale gastrointestinale.


Lo studio, pubblicato da Oncogene, ha rivelato che la specifica comunicazione cellula-cellula influenza la biologia del tumore ed è fortemente associata alla progressione del cancro e alle metastasi. I ricercatori hanno scoperto che alcuni fibroblasti associati al cancro (CAF) possono comunicare con le cellule e che questo crosstalk si traduce in una maggiore aggressività del tumore stesso.


Le terapie usate attualmente per questo tipo di tumore mirano alle mutazioni del gene KIT e del gene PDGFRA – che codificano per proteine che guidano la crescita del cancro.

I ricercatori hanno usato modelli animali del tumore e analizzato, attraverso la bioinformatica, le caratteristiche di 75 pazienti. Analizzando il microambiente tumorale, hanno scoperto che i CAF isolati da tumori umani producono alti livelli di fattore di crescita derivato dalle piastrine (PDGFC), che attiva la trasduzione del segnale PDGFC-PDGFRA nelle cellule del tumore.


Questo meccanismo permette al tumore di resistere all’azione dei farmaci.
Difatti, circa la metà dei pazienti con tumore stromale gastrointestinale metastatico sviluppa resistenza ai farmaci entro 20 mesi dall’inizio della terapia di prima linea. E una volta che la prima linea di trattamento perde efficacia, anche i tassi di risposta alle terapie successive diminuiscono drasticamente.


Secondo gli autori, le terapie combinate contro più bersagli cellulari, come i CAF, potrebbero essere più efficaci, soprattutto prima che la malattia abbia metastatizzato.


Quindi nei prossimi studi analizzeranno combinazioni di farmaci sinergici per terapie mirate ai CAF. “Dobbiamo iniziare a pensare fuori dagli schemi”, conclude Jason Sicklick, autore senior dello studio. “Abbiamo usato martelli sempre più grandi per colpire lo stesso bersaglio e non abbiamo visto risultati diversi. I risultati del nostro studio potrebbero essere le prime intuizioni per un nuovo approccio”.


Fonte: Oncogene (2021)

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