White Paper AGA: Roadmap per il futuro dello screening del cancro del colon-retto negli Stati Uniti

Un diverso modello di screening, che combina una migliore valutazione del rischio, più opzioni per i test non invasivi e rinvii più mirati per la colonscopia, ridurrebbe i decessi dovuti al cancro del colon retto. È quanto afferma l’American Gastroenterological Association (AGA) in un white paper intitolato Roadmap for the Future of Colorectal Cancer Screening in the United States pubblicato a luglio dalla rivista Clinical Gastroenterology and Hepatology.


“Se offrissimo test convenienti, accurati e a basso costo e potessimo aiutare le persone a scegliere l’opzione migliore in base ai loro rischi di cancro individuali, salveremmo più vite”, osserva l’autore principale, Joshua Melson professore associato al Rush Medical College e membro dell’AGA Center for GI Innovation & Technology.


Il documento stabilisce l’obiettivo e i passi che scienziati e partner del settore devono intraprendere per esplorare nuovi biomarcatori e sviluppare test che ridurranno la mortalità. L’AGA ha riunito 60 esperti in gastroenterologia e ricerca per immaginare come lo screening potrebbe raggiungere il suo pieno potenziale. Sono giunti alla conclusione che ridurre significativamente il numero di casi e decessi di cancro del colon-retto richiederebbe un approccio universale allo screening che raggiunga più persone e offra alternative oltre alla colonscopia.


Attualmente, lo screening CRC di solito viene effettuato quando un medico raccomanda una colonscopia in base all’età del paziente o ad altri fattori di rischio. La colonscopia consente al gastroenterologo di esaminare completamente il colon e rimuovere eventuali polipi precancerosi. I polipi sono presenti nel 25% dei casi circa. Una colonscopia richiede però organizzazione e lo svuotamento dell’intestino.
Un approccio efficace potrebbe consistere nell’offrire, in anticipo, dei test non invasivi, come il test delle feci, e integrarli con la colonscopia che andrebbe effettuata quando può fornire il massimo beneficio. Ciò migliorerebbe l’accesso ai pazienti che hanno più bisogno di una colonscopia.
Bisognerebbe poi avviare sistematicamente lo screening, i test di follow-up e la sorveglianza e non affidarsi esclusivamente alla raccomandazione del medico. Lo screening appropriato dovrebbe essere prontamente disponibile per gli individui a rischio, senza disparità sociali, razziali o economiche.


Test non invasivi e iniziativa AGA


Attualmente sono in uso due test non invasivi: il test immunochimico fecale (FIT) e il test multi-target su DNA fecale (MT-sDNA). Il FIT, che cerca il sangue nascosto nelle feci, è il più facilmente disponibile. Il MT-sDNA è emerso come un’alternativa al FIT che è più sensibile nel rilevare il cancro del colon-retto ma meno specifico nei suoi risultati.
“Il test ideale deve essere altamente sensibile e altamente specifico, oltre che conveniente, a basso rischio e basso costo”, spiega Melson. “Deve identificare le lesioni che hanno un alto potenziale di progressione verso il cancro del colon-retto a breve termine”.


Per raggiungere questo obiettivo, l’iniziativa AGA ha definito obiettivi per partner industriali e scienziati che stanno sviluppando test di screening del cancro del colon-retto ed esplorando nuovi biomarcatori molecolari, inclusi marcatori biochimici, microbici, genomici, proteomici o epigenomici.
Tutti i tipi di screening CRC trarrebbero vantaggio da una migliore comprensione e un’identificazione più approfondita dei fattori di rischio per aiutare a identificare lo screening più appropriato per il singolo paziente.


Grazie ai progressi nelle cartelle cliniche elettroniche, gli operatori sanitari possono condividere informazioni tra le istituzioni che forniranno un quadro completo dell’anamnesi del paziente, compresa la cronologia e i risultati dello screening. Ciò consentirebbe paradigmi di valutazione del rischio più accurati che includano i dati sui polipi della colonscopia del passato, i marcatori molecolari se trovati e la storia familiare. Con una valutazione del rischio più chiara, l’operatore e il paziente potrebbero condividere la decisione del test più appropriato: colonscopia per quelli ad alto rischio o test iniziali non invasivi per quelli a basso rischio. Inoltre, una valutazione del rischio più approfondita ridurrebbe il numero di colonscopie eseguite che forniscono scarsi benefici e segnalerebbe quei pazienti che trarrebbero maggior beneficio dalla colonscopia.


In definitiva, secondo gli autori, questi progressi sosterranno lo sviluppo di programmi di screening organizzati in grado di identificare e collegare le persone che devono essere sottoposte a screening con i test più adatti a loro.


Fonte: Clinical Gastroenterology and Hepatology

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