Apnee notturne. Donne sottovalutate e sottotrattate
2019-12-10
none
News
<div style="font-size: 11pt;" xmlns="http://www.w3.org/1999/xhtml" xmlns:tcm="http://www.tridion.com/ContentManager/5.0" xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" xmlns:i="http://www.w3.org/2001/XMLSchema-instance"><div>(Reuters Health) – <strong>Secondo uno studio condotto da ricercatori del Brigham and Women’s Hospital di Boston, gli attuali criteri per l’apnea ostruttiva del sonno (OSA) “oscurano” la sua prevalenza nelle donne e probabilmente determinano un sotto-trattamento delle pazienti</strong>. </div><div><br /></div><div>Da quando l’OSA è stata definita, dalle attuali linee guida Medicare, come un minimo di 15 eventi di apnea-ipopnea con desaturazioni di almeno il 4% (AHI4P) all’ora, la prevalenza negli uomini è del 92% più elevata rispetto alle donne.</div><div> </div><div><strong>Se invece si includono desaturazioni del 3% e risvegli per eventi respiratori – come indicano le linee guida dell’American Academy of Sleep Medicine – si riduce di molto la differenza tra i due sessi. Durante la fase REM del sonno, l’OSA risulta simile in uomini e donne, a prescindere dai criteri sulla desaturazione.</strong></div><div><br /></div><div>“Siamo rimasti sorpresi dal fatto che la gravità dell’apnea notturna fosse quasi identica in uomini e donne durante la fase REM del sonno”, dice Susan Redline, autrice principale dello studio.”I risultati indicano che le linee guida dovrebbero includere livelli più bassi di desaturazione (3%) per rilevare apnee e ipopnee così da non sottostimare la malattia nelle donne”.</div><div><br /></div><div><strong>Lo studio</strong></div><div>Il gruppo di ricerca ha analizzato i dati relativi a una polisonnografia eseguita su 2.057 partecipanti a uno studio multietnico sull’aterosclerosi. L’età media era 68,5 anni e per il 54% si trattava di donne. Come riportato nell’articolo pubblicato dalla rivista Sleep, quando l’OSA è stata definita come almeno 15 AHI4P all’ora, è stata rilevata nel 41,1% degli uomini e nel 21,8% delle donne.</div><div><br /></div><div>Ma quando sono stati aggiunti gli eventi con almeno il 3% di desaturazione o i risvegli, la media stimata secondo l’indice di apnea-ipopnea (AHI) è aumentata dell’83,7% (da 10,4 a 19,1) nelle donne, ma solo del 64,2% (da 17,6 a 28,9) negli uomini. Durante la fase REM del sonno, è stata osservato un valore AHI4P ≥15/h nel 57% delle donne e degli uomini. Tuttavia, durante il sonno non REM (NREM), l’AHI4P negli uomini era 2,49 volte più diffuso che nelle donne. Queste ultime hanno anche mostrato una minore collassabilità delle vie aeree e una soglia inferiore di risveglio durante il sonno NREM.</div><div><br /></div><div>“Sulla base di questi risultati, analizzeremo se diversi trattamenti per l’apnea del sonno (CPAP, farmaci, ecc.) hanno un’efficacia diversa in uomini e donne”, concludono i doricercatori.</div><div><br /></div><div><strong>Fonte: Sleep</strong></div><div> </div><div><br /></div></div>
Le donne che soffrono di apnee ostruttive del sono rischiano di essere sottodiagnosticate e, conseguentemente, non trattate in modo adeguato. Tutto dipende dalle linee guida che si prendono in considerazione.
1
/static/mciit/images/dx-img_donna_triste.jpg
/static/mciit/images/dx-img_donna_triste_sml.jpg
public
/static/mciit/images/dx-img_donna_triste_sml.jpg
tcm:5392-1110128
Apnee notturne. Donne sottovalutate e sottotrattate
Educate
Pharmacist,Physician
hcp
news
HCP Updates
Non-Commercial
Registered
Alzheimer. Funzionano gli ultrasuoni focalizzati a bassa intensità
2019-12-10
none
News
<div style="font-size: 11pt;" xmlns="http://www.w3.org/1999/xhtml" xmlns:tcm="http://www.tridion.com/ContentManager/5.0" xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" xmlns:i="http://www.w3.org/2001/XMLSchema-instance">(Reuters Health) – <strong>I ricercatori della West Virginia University di Morgantown e del West Virginia Clinical and Translational Science Institute – guidati da Rashi Mehta – hanno illustrato le prime evidenze di un trial di fase 2 che sta valutando la sicurezza e l’efficacia dell’apertura della barriera ematoencefalica nell’ippocampo e nella corteccia entorinale in siti caratterizzati da un carico anomalo di amiloide in pazienti con Malattia di Alzheimer precoce</strong>.</div><div style="font-size: 11pt;" xmlns="http://www.w3.org/1999/xhtml" xmlns:tcm="http://www.tridion.com/ContentManager/5.0" xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" xmlns:i="http://www.w3.org/2001/XMLSchema-instance"> </div><div style="font-size: 11pt;" xmlns="http://www.w3.org/1999/xhtml" xmlns:tcm="http://www.tridion.com/ContentManager/5.0" xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" xmlns:i="http://www.w3.org/2001/XMLSchema-instance">Tre donne con Alzheimer precoce e evidenze di placche di amiloide hanno ricevuto tre trattamenti consecutivi a intervalli di due settimane.</div><div style="font-size: 11pt;" xmlns="http://www.w3.org/1999/xhtml" xmlns:tcm="http://www.tridion.com/ContentManager/5.0" xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" xmlns:i="http://www.w3.org/2001/XMLSchema-instance">La RMN cerebrale ha confermato l’apertura della barriera emato-encefalica all’interno delle aree target immediatamente dopo il trattamento, con la chiusura della barriera all’interno di ciascun sito target evidente entro 24 ore.</div><div style="font-size: 11pt;" xmlns="http://www.w3.org/1999/xhtml" xmlns:tcm="http://www.tridion.com/ContentManager/5.0" xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" xmlns:i="http://www.w3.org/2001/XMLSchema-instance"><br /></div><div style="font-size: 11pt;" xmlns="http://www.w3.org/1999/xhtml" xmlns:tcm="http://www.tridion.com/ContentManager/5.0" xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" xmlns:i="http://www.w3.org/2001/XMLSchema-instance">“I risultati sono promettenti”, osserva Rashi Mehta,”Siamo riusciti ad aprire la barriera ematoencefalica in modo molto preciso e a documentare la chiusura della stessa entro 24 ore. La tecnica è stata riprodotta con successo nei pazienti senza alcun effetto avverso”.</div><div style="font-size: 11pt;" xmlns="http://www.w3.org/1999/xhtml" xmlns:tcm="http://www.tridion.com/ContentManager/5.0" xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" xmlns:i="http://www.w3.org/2001/XMLSchema-instance"><br /></div><div style="font-size: 11pt;" xmlns="http://www.w3.org/1999/xhtml" xmlns:tcm="http://www.tridion.com/ContentManager/5.0" xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" xmlns:i="http://www.w3.org/2001/XMLSchema-instance"><strong>Un casco dotato di oltre 1.000 trasduttori di ultrasuoni indipendenti, guidati dalla RMN, viene posto sulla testa del paziente. Ogni trasduttore invia onde sonore mirate alle aree target. I pazienti ricevono anche un’iniezione di un mezzo di contrasto costituito da bolle microscopiche. Una volta applicati gli ultrasuoni all’area target, le bolle oscillano</strong>.</div><div style="font-size: 11pt;" xmlns="http://www.w3.org/1999/xhtml" xmlns:tcm="http://www.tridion.com/ContentManager/5.0" xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" xmlns:i="http://www.w3.org/2001/XMLSchema-instance"> </div><div style="font-size: 11pt;" xmlns="http://www.w3.org/1999/xhtml" xmlns:tcm="http://www.tridion.com/ContentManager/5.0" xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" xmlns:i="http://www.w3.org/2001/XMLSchema-instance">“Il trasduttore nel casco invia energia focale ai siti specificati nel cervello. L’oscillazione delle microbolle causa effetti meccanici sui capillari nell’area target, determinando un allentamento transitorio della barriera emato-encefalica”, spiega Mehta.</div><div style="font-size: 11pt;" xmlns="http://www.w3.org/1999/xhtml" xmlns:tcm="http://www.tridion.com/ContentManager/5.0" xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" xmlns:i="http://www.w3.org/2001/XMLSchema-instance"><br /></div><div style="font-size: 11pt;" xmlns="http://www.w3.org/1999/xhtml" xmlns:tcm="http://www.tridion.com/ContentManager/5.0" xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" xmlns:i="http://www.w3.org/2001/XMLSchema-instance">“Vorremmo trattare più pazienti e studiare gli effetti a lungo termine per vedere se vi sono miglioramenti nella memoria e nei sintomi associati alla malattia di Alzheimer. Il prossimo passo potrebbe essere quello di erogare i farmaci attraverso questa tecnica, dal momento che ha dato conferma di sicurezza”, conclude la ricercatrice.</div><div style="font-size: 11pt;" xmlns="http://www.w3.org/1999/xhtml" xmlns:tcm="http://www.tridion.com/ContentManager/5.0" xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" xmlns:i="http://www.w3.org/2001/XMLSchema-instance"><strong><br /></strong></div><div style="font-size: 11pt;" xmlns="http://www.w3.org/1999/xhtml" xmlns:tcm="http://www.tridion.com/ContentManager/5.0" xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" xmlns:i="http://www.w3.org/2001/XMLSchema-instance"><strong>Fonte: Radiological Society of North America 2019</strong></div><div xmlns="http://www.w3.org/1999/xhtml" xmlns:tcm="http://www.tridion.com/ContentManager/5.0" xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" xmlns:i="http://www.w3.org/2001/XMLSchema-instance"> </div><div xmlns="http://www.w3.org/1999/xhtml" xmlns:tcm="http://www.tridion.com/ContentManager/5.0" xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" xmlns:i="http://www.w3.org/2001/XMLSchema-instance"><br /></div><p style="font-size: 8pt; color: rgb(96, 96, 96); float: left; display: block; clear: both; margin: 2em 0 0 0;" xmlns="http://www.w3.org/1999/xhtml" xmlns:tcm="http://www.tridion.com/ContentManager/5.0" xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" xmlns:i="http://www.w3.org/2001/XMLSchema-instance">IT-NON-01367-W-12/2021</p>
Gli ultrasuoni focalizzati a bassa intensità, guidati tramite RMN, possono aprire con sicurezza la barriera ematoencefalica e, teoricamente, consentire l’erogazione mirata dei farmaci in pazienti con Malattia di Alzheimer
1
/static/mciit/images/dx-img_medico_stetoscopio.jpg
/static/mciit/images/dx-img_medico_stetoscopio_sml.jpg
public
/static/mciit/images/dx-img_medico_stetoscopio_sml.jpg
tcm:5392-1110117
Alzheimer. Funzionano gli ultrasuoni focalizzati a bassa intensità
Educate
Pharmacist,Physician
hcp
news
HCP Updates
Non-Commercial
Registered
Profili cutanei metilazione del DNA in pazienti con dermatite atopica
2019-12-10
none
News
<div style="font-size: 11pt;" xmlns="http://www.w3.org/1999/xhtml" xmlns:tcm="http://www.tridion.com/ContentManager/5.0" xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" xmlns:i="http://www.w3.org/2001/XMLSchema-instance"><div>La dermatite atopica è una patologia diffusa in tutto il mondo e caratterizzata da una biologia complessa. </div><div><br /></div><div><strong>La predisposizione a questa patologia viene creata da fattori sia genetici che ambientali, e la metilazione del DNA può costituire un fattore predisponente addizionale</strong>.</div><div><br /></div><div>E' stato condotto uno studio atto ad investigare i profili di metilazione genomici a livello cutaneo di 12 pazienti con dermatite atopica e 6 soggetti di controllo sani. E’ stato riscontrato che il profilo di metilazione della cute dei pazienti con dermatite atopica risulta significativamente diverso da quello dei soggetti di controllo sani.</div><div><br /></div><div><strong>E’ stata osservata una metilazione differenziale del DNA per i geni coinvolti in diversi processi correlati alla dermatite atopica, fra cui regolazione della risposta immune, attivazione dei linfociti, proliferazione cellulare, apoptosi e differenziazione dell’epidermide.</strong></div><div><br /></div><div>Lo studio ha dunque indicato il coinvolgimento della regolazione epigenetica nello sviluppo della dermatite atopica. </div><div><strong><br /></strong></div><div><strong>Fonte: Exp Dermatol online 2019</strong></div><div><br /></div></div><p style="font-size: 8pt; color: rgb(96, 96, 96); float: left; display: block; clear: both; margin: 2em 0 0 0;" xmlns="http://www.w3.org/1999/xhtml" xmlns:tcm="http://www.tridion.com/ContentManager/5.0" xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" xmlns:i="http://www.w3.org/2001/XMLSchema-instance">IT-NON-01366-W-12/2021</p>
La predisposizione alla dermatite atopica viene creata da fattori sia genetici che ambientali, e la metilazione del DNA può costituire un fattore predisponente addizionale.
1
/static/mciit/images/dx-img_giornale_stetoscopio.jpg
/static/mciit/images/dx-img_giornale_stetoscopio_sml.jpg
public
/static/mciit/images/dx-img_giornale_stetoscopio_sml.jpg
tcm:5392-1110102
Profili cutanei metilazione del DNA in pazienti con dermatite atopica
Educate
Pharmacist,Physician
hcp
news
HCP Updates
Non-Commercial
Registered
Leucemia mieloide acuta: nuovo biomarcatore prognostico-terapeutico
2019-12-10
none
News
<div style="font-size: 11pt;" xmlns="http://www.w3.org/1999/xhtml" xmlns:tcm="http://www.tridion.com/ContentManager/5.0" xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" xmlns:i="http://www.w3.org/2001/XMLSchema-instance"><div>Sono in aumento gli studi che mostrano una disregolazione dell’EZH2 mediata dalla relativa mutazione ed espressione in diversi tumori umani, fra cui la leucemia mieloide acuta.</div><div><br /></div><div><strong><span style="font-size: 11pt;">L’espressione di EZH1/2 e la relativa mutazione sono state esaminate in 200 pazienti con leucemia mieloide acuta.</span></strong></div><div><span style="font-size: 11pt;"><br /></span></div><div>L’espressione di EZH2 risultava significativamente incrementata in questi pazienti rispetto a quanto accade nei soggetti normali di controllo, ma ciò non si verifica per quanto riguarda l’espressione di EZH1.</div><div><br /></div><div>E’ stata identificata una mutazione EZH2 in 3 pazienti, mentre nessuno dei pazienti presentava mutazioni EZH1. La mutazione e l’espressione di EZH2 risultavano significativamente associate ai cariotipi -7/del(7) e ad età avanzata, maggiori livelli di leucociti, mutazioni NPM1, EBPA e WT1.</div><div><strong><br /></strong></div><div><strong>I pazienti con mutazione EZH2 presentavano una minore sopravvivenza complessiva e libera da leucemia rispetto ai pazienti senza mutazione EZH2 dopo aver ricevuto un trapianto di cellule staminali autologhe, ma l’espressione di EZH2 non ha alcun effetto su questi parametri.</strong></div><div><br /></div><div>Va rimarcato che i pazienti con basso livello di EZH2 sottoposti a trapianto di cellule staminali autologhe sono andati incontro ad una sopravvivenza significativamente migliore rispetto a quelli che hanno ricevuto soltanto chemioterapia, mentre non sono state riscontrate differenze significative in termini di sopravvivenza complessiva e libera da leucemia fra chemioterapia e trapianto di staminali nei pazienti con elevati livelli di EZH2.</div><div><br /></div><div>Nel complesso, la disregolazione dell’EZH2 potrebbe essere utilizzata come potenziale biomarcatore per la previsione della prognosi e la guida della scelta del trattamento fra trapianto e chemioterapia. </div><div><br /></div><div><strong>Fonte: J Cell Mol Med online 2019</strong></div><div><br /></div></div><p style="font-size: 8pt; color: rgb(96, 96, 96); float: left; display: block; clear: both; margin: 2em 0 0 0;" xmlns="http://www.w3.org/1999/xhtml" xmlns:tcm="http://www.tridion.com/ContentManager/5.0" xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" xmlns:i="http://www.w3.org/2001/XMLSchema-instance">IT-NON-01365-W-12/2021</p>
Sono in aumento gli studi che mostrano una disregolazione dell’EZH2 mediata dalla relativa mutazione ed espressione in diversi tumori umani, fra cui la leucemia mieloide acuta.
1
/static/mciit/images/dx-img_donna_microscopio.jpg
/static/mciit/images/dx-img_donna_microscopio_sml.jpg
public
/static/mciit/images/dx-img_donna_microscopio_sml.jpg
tcm:5392-1110100
Leucemia mieloide acuta: nuovo biomarcatore prognostico-terapeutico
Educate
Pharmacist,Physician
hcp
news
HCP Updates
Non-Commercial
Registered
Paralisi corde vocali: tempi ripresa connessi a sito danno neurale
2019-12-10
none
News
<div style="font-size: 11pt;" xmlns="http://www.w3.org/1999/xhtml" xmlns:tcm="http://www.tridion.com/ContentManager/5.0" xmlns:xlink="http://www.w3.org/1999/xlink" xmlns:i="http://www.w3.org/2001/XMLSchema-instance"><div><strong>Il livello al quale si è verificato il danno nei pazienti con paralisi unilaterale delle corde vocali (UVFP) è associato ai tempi massimi di ripresa. Più ampia è la distanza dalla corda vocale al sito danneggiato, maggiore sarà il tempo massimo di ripresa, come affermato da Dong-Han Lee del Seoul National University College of Medicine, autore di uno studio condotto su 1.264 pazienti.</strong></div><div><br /></div><div>Il trattamento chirurgico permanente della UVFP è raccomandato quando il paziente ha scarse probabilità di manifestare una ripresa continuativa della funzionalità neurale, ma le informazioni sulla differenza nei profili di ripresa in base alle differenti cause di paralisi sono scarse in letteratura.</div><div><strong><br /></strong></div><div><strong>Il presente studio suggerisce che se la UVFP non inizia a recuperare entro 6 mesi dopo un intervento chirurgico alla tiroide, potrebbe essere preso in considerazione il trattamento chirurgico permanente in quanto il recupero sarebbe altrimenti improbabile.</strong></div><div><br /></div><div>Nei pazienti con UVFP secondaria ad interventi chirurgici esofagei e mediastinici, polmonari o cardiaci, con danni a carico del nervo vago, operati al cervello o di natura idiopatica, i dati suggeriscono che l’intervento chirurgico permanente potrebbe essere preso in considerazione un anno dopo l’insorgenza iniziale.</div><div><br /></div><div>Età. Sesso e lato della paralisi non sono associati ai tempi di ripresa. Una tempistica ottimale per l’intervento permanente potrebbe essere associata ad una riduzione dei deterioramenti non necessari della qualità della vita nei pazienti con UVFP. </div><div><br /></div><div><strong>Fonte: JAMA Otolaryngol Head Neck Surg online 2019</strong></div><div><br /></div></div>
Nei casi di paralisi delle corde vocali, più ampia è la distanza dalla corda vocale al sito danneggiato, maggiore sarà il tempo di recupero.
1
/static/mciit/images/dx-img_chirurghi.jpg
/static/mciit/images/dx-img_chirurghi_sml.jpg
public
/static/mciit/images/dx-img_chirurghi_sml.jpg
tcm:5392-1110099
Paralisi corde vocali: tempi ripresa connessi a sito danno neurale
Educate
Pharmacist,Physician
hcp
news
HCP Updates
Non-Commercial
Registered
Registrati
Registrati a MSD Salute per accedere a tutti i nostri contenuti e servizi. L’accesso al portale è gratuito e riservato ai Professionisti della Salute.